Piccoli Suicidi tra Amici di Arto Paasilinna
Piccoli Suicidi tra Amici è, indubbiamente, un romanzo sorprendente. Un romanzo di viaggio e scoperta a tratti terribilmente prevedibile, realisticamente ...
Piccoli Suicidi tra Amici è, indubbiamente, un romanzo sorprendente. Un romanzo di viaggio e scoperta a tratti terribilmente prevedibile, realisticamente improbabile, al limite del ridicolo e dello sfacciato, eppure fortemente ipnotico, coerente, verosimile.
La storia del viaggio per mezza Europa degli aspiranti suicidi finlandesi è un originale pretesto per disegnare brevemente, ma in maniera efficace e netta, il ritratto di un popolo spesso ai margini della storia e della cronaca mondiale. La scrittura di Paasilinna rispecchia i ritmi di una vita monotona, priva di sufficienti svaghi, vissuta al confine pericoloso con quella noia che può diventare facilmente stanchezza del vivere. L’ironia salva il tutto, come spesso accade, e il viaggio di morte si trasforma in viaggio di scoperta e riscoperta delle bellezza della vita.
La cosa davvero fuori dal comune che mi sono trovato ad affrontare durante la lettura di queste pagine è stato il forte contrasto creatosi tra l’esigenza di proseguire la lettura, pur anticipando fortemente le svolte del racconto, i sorrisi che scoprivo nascere inaspettati e il desiderio, a volte davvero forte, di lanciare il libro dall’altra parte della stanza.
Per fortuna ho sempre frenato questo barbaro impulso e ho portato a termine la lettura con vera soddisfazione. Il tema del suicidio e, nello specifico caso, di un suicidio di massa, unito alle singole storie di sconfitta, desolazione e angoscia dei personaggi, non poteva essere raccontato in maniera migliore a ben pensarci, non almeno per un popolo contraddittorio e originale come quello finlandese.
Il romanzo di Paasilinna si apre con un proverbio: “In questa vita la cosa più seria è la morte; ma neanche quella più di tanto.” In queste poche parole è racchiuso tutto lo spirito del libro, un racconto lineare e semplice, leggero e scanzonato (almeno in superficie) sulla ricerca forsennata della morte e sulla scoperta naturale della vita.
Marco Andreani
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Ormai di suicidio è vietato parlare, ho letto che hanno
perfino provato a censurare quel film di animazione che ne parla,
la bottega dei suicidi (se non sbaglio). Non vedo quale futuro per questo paese,
che siano manager, vecchi, carcerati non è importante, se un
uomo arriva a suicidarsi vuol dire che lo stato ha fallito.
Sarà per questo che preferiamo non discutere? Inutile ormai
dare la colpa alla politica, dobbiamo accettare la cosa, la colpa è nostra.