David Lynch tra cinema e scrittura
Lynch ha scritto un libro!
Non si può certo definire un libro bello nel senso canonico del termine.
Certo è che aiuta a capire, se capire si può, cosa passa a volte nella mente di uno dei grandi registi di oggi.
L’uomo della decostruzione temporale del racconto, il regista delle pieghe del tempo, delle esistenze parallele, dei doppi e del sogno che sconfina nella realtà, svela un indole pacata e pacifista, nel nome dell’amata Meditazione Trascendentale.
Lo preferisco indubbiamente nelle sue espressioni cinematografiche, nelle rappresentazioni del “marcio” nascosto dietro l’apparente bellezza delle cose.
Possibile abbinamento
Il cinema di Lynch può essere paragonato a un vino rosso torbido, con vistose sospensioni depositate sul fondo.
Scuoti un attimo il calmo contenuto della bottiglia e quel fondo torbido si allarga e si spande a contaminare tutto il vino.
Non resta che portarlo alla bocca, se si ha il sufficiente coraggio, ed ecco la piacevole sorpresa.
Le sospensioni sgradevoli alla vista sono le stesse che danno sapore al vino, un sapore che colpisce, un gusto inconfondibile che ritorna riconoscibile in tutte le bottiglie Lynchiane che si aprono.
Il retrogusto è sorprendentemente persistente.
Potete ritrovarlo persino di notte, coricati nei vostri letti, ad accompagnare i vostri sogni.
You write very well.